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10/01/2022

Al Qurinale? Draghi o Berlusconi

Il Professor Piepoli risponde ad Antonio Di Francesco, giornalista de LaVerità. Oltre a Draghi e Berlusconi nessun altro nome per la corsa al Quirinale.

Risuonano le note di Bach quando Nicola Piepoli ci accoglie nel suo studio. “E’ un’ottima maniera per distendere i nervi”, confida il sondaggista, Presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche di marketing e sondaggi di opinione che porta il suo nome.

Con il risiko del Quirinale che è già partito, proiezioni e statistiche aiutano a comprendere la direzione in cui si muove il carro della politica.

«Che strano, fior di clienti hanno spesso invocato una mia candidatura», rivela Piepoli alla Verità , «ma ho sempre detto no. Eppure, non ho mai smesso di appassionarmi alla politica e di
provare a interpretarne le dinamiche».
La lingua batte dove il dente duole, professore. Come mai ha
sempre detto no?
«Mio padre, che conosceva bene i riflessi condizionati, mi ha
accompagnato per anni al cimitero di Castellana Grotte, in Puglia, a visitare le tombe dei caduti per mano del fascismo. “Se vuoi fare politica, finisci così”, mi diceva. Ammetto che era un po’ forte, ma ha funzionato».
Sono giorni di interlocuzioni, retromarce, patti di fedeltà e sospetti reciproci: qual è la giusta combinazione per il Quirinale?
«Leggo i giornali e mi viene da piangere».
Addirittura?
«Alcune ricostruzioni parlano di diversi scenari aperti dai leader dei partiti, in vista delle elezioni. Almeno 4. Per me, non esistono. Ce n’è uno solo da guardare: l’interesse comune. Tutto il resto è poesia, una cattiva poesia».
Certo è che il nome del prossimo presidente della Repubblica passa necessariamente da accordi politici. Dal suo osservatorio, chi ha le probabilità più alte?
«Due sono le strade più probabili, secondo me. La prima vede Mario Draghi al Quirinale. Meriterebbe di essere presidente, esattamente come lo hanno meritato gli altri presidenti eletti».
Qualcuno sostiene che Draghi al Quirinale sia il fallimento della politica, incapace di trovare un nome alternativo e in grado di
mettere tutti d’accordo.
«Sarebbe una scelta dovuta, a fronte di una politica fallita. Provo a fare un ragionamento statistico: di persone valide, ne conosco e ne ho conosciute tante nella mia vita. Almeno 10. Altri, come me, ne conoscono e ne hanno conosciute. Ciò significa che i capaci ci sono, basta solo scovarli».

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