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29/06/2021

Il consumo di salumi fra gli italiani

Gabriele Conigliaro, Ricercatore Senior di Istituto Piepoli, ospite del webinar di CibusLab organizzato da Andrea Meneghini di GDONews, illustra un'indagine sui salumi.

Con questo sondaggio – spiega Gabriele Conigliaro, Ricercatore Senior di Istituto Piepoli -, abbiamo indagato il consumo di salumi fra gli italiani. I rispondenti che hanno dichiarato di consumarli, anche saltuariamente, sono pari al 71% del totale. La percentuale maggiore di consumatori si osserva tra i 18-34enni (79%), mentre quella più bassa tra gli over 55 (62%).

L’indagine ha anche cercato di indagare eventuali cambiamenti nelle abitudini alimentari degli intervistati. I dati raccolti indicano un calo del consumo di salumi negli ultimi 12 mesi. Sono infatti pari al 21% i rispondenti che hanno dichiarato di avere ridotto il proprio consumo di salumi, a fronte di un 7% che, al contrario, afferma di averlo aumentato (è invece pari al 72% la quota di quanti lo hanno mantenuto sostanzialmente invariato). Il saldo tra questi due valori, pari a -14%, evidenzia una contrazione del consumo di salumi abbastanza robusta. È chiaro che questo dato va letto tenendo conto della situazione emergenziale dovuta al coronavirus in cui si è trovato il nostro Paese, che ha avuto anche ripercussioni sulle abitudini alimentari dei cittadini. In questo specifico caso, possiamo con ipotizzare che le limitazioni imposte al canale Ho.Re.Ca. a causa della pandemia abbiano contribuito in maniera marcata a determinare un calo del consumo di salumi.

Per quanto concerne le prospettive future di questa categoria alimentare, è stato chiesto agli intervistati di provare a ipotizzare come potrebbe variare nei prossimi anni il proprio consumo di salumi. Anche in questo caso, calcolando il saldo tra quanti dicono che incrementeranno la presenza di questi prodotti nella propria dieta (3%) e quanti invece pensano che la ridurranno (19%), otteniamo un valore dal segno negativo: -16% (i valori più bassi li hanno fatti registrare i giovani, -21%, e i residenti al nord ovest, -22%). Coloro che affermano che in futuro mangeranno meno salumi rispetto a oggi, dicono che lo faranno principalmente per motivi legati alla salute (33%) o perché semplicemente ritengono che questi prodotti non facciano bene (29%). Altre motivazioni da segnalare sono l’alto contenuto di grassi (21%) e il desiderio di passare a un regime alimentare con basso contenuto di proteine animali oppure vegetariano/vegano (19%).

In merito ai canali dove gli intervistati sono soliti acquistare i salumi, è la GDO che la fa da padrona con il 77% delle citazioni. Da sottolineare che sono in particolare i giovani a servirsi di iper, super e discount per l’acquisto di questi prodotti (90%). La percentuale di intervistati che si rivolge invece a piccoli negozi o botteghe alimentari (come negozi di prossimità, salumerie, ecc.) è pari al 22% del campione (16% al nord, 28% al centro-sud), mentre è pari all’11% la quota di chi si rifornisce di prosciutto e insaccati direttamente presso i produttori locali. L’acquisto di salumi online sembra essere ancora un fenomeno di nicchia, essendo stato indicato dal 4% dei rispondenti.

Riguardo alle modalità di acquisto dei salumi presso la GDO, gli intervistati sembrano preferire il prodotto venduto al banco taglio rispetto a quello a libero servizio. Il 44% dei frequentatori della GDO dice infatti di rivolgersi sempre o quasi al banco assistito quando compra salumi (percentuale che sale al 57% al sud Italia), mentre quanti dichiarano di scegliere sempre o quasi sempre prodotti confezionati sono il 28% (percentuale che sale al 36% nelle fasce di popolazione più giovane comprese tra i 18 e i 35 anni).

Un altro aspetto toccato dall’indagine ha riguardato i driver di acquisto. È stato appunto chiesto ai rispondenti di indicare i tre aspetti più importanti presi in considerazione nel momento in cui comperano i salumi. È emerso che i frequentatori della GDO ricercano prodotti che siano innanzitutto di provenienza italiana (45%) e di alta qualità (41%). Altri aspetti importanti sono il prezzo/la presenza di promozioni (indicato come importante dal 24% dei rispondenti), la marca (17%), la certificazione DOP/IGP e la provenienza da aziende locali (entrambi con il 13% delle citazioni).

Come ultimo punto, il sondaggio si è occupato di individuare i brand maggiormente associati alla categoria merceologica dei salumi chiedendo agli intervistati di indicare spontaneamente fino a un massimo di tre marchi. Al primo posto si è classificato Salumificio Fratelli Beretta con il 19% delle citazioni, al secondo Prosciutto di Parma, con il 17%, e al terzo Rovagnati, con il 13%. A seguire si sono posizionati Prosciutto di San Daniele (12%), Negroni (12%), Fiorucci (10%), Parmacotto (6%). Le marche del supermercato hanno raccolto nel complesso il 3% delle citazioni totali.