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25/11/2020

Forza Italia alle elezioni di primavera

Livio Gigliuto intervistato da Domenico Bonaventura su “L’Opinione degli italiani nel primo ventennio degli anni 2000”, scritto a quattro mani con il Professor Piepoli.

Si parte sempre dalla fine ed «Alla fine, in vista delle elezioni-Frecciarossa si ricomporrà tutto: il Centrodestra ha una grandissima abilità nel trovare la quadra (e i candidati) quando serve».

A parlare è Livio Gigliuto, Vice Presidente di Istituto Piepoli e direttore dell’Osservatorio sulla Comunicazione digitale (Istituto Piepoli-PA Social). E quelle che definisce elezioni-Frecciarossa, invece, sono le amministrative della prossima primavera. Che chiameranno alle urne i cittadini, tra le altre, di Napoli, Roma e Milano. La linea della Tav, appunto.

Sono partito dal finale perché non nego di averlo trovato d’impatto, ma parimenti interessante è il ragionamento alla base, che parte da alcuni interrogativi, a loro volta frutto delle ultime settimane di dibattito politico: dove vuole arrivare Berlusconi? Cosa guadagna in termini di consenso personale? E in termini di partito? E in termini di posizionamento?

«Muoviamoci da un presupposto: nel panorama politico italiano – spiega Gigliuto – Berlusconi è l’unico che, a più di venticinque anni dal suo esordio (la famosa ‘discesa in campo’, ndr) è ancora sulla scena con un partito che fluttua tra il 6 e il 7%. Rispetto alle conseguenze della sua uscita in stile ‘collaborazionista’ ci sono da distinguere due piani: quello sulla persona e sul posizionamento del partito e quello sulla quota di mercato elettorale di Forza Italia. Berlusconi conosce alla perfezione entrambi questi livelli».

Fatta questa doverosa premessa, il vicepresidente di Istituto Piepoli va al dunque. «Subito dopo l’uscita che ha creato un po’ di sconquasso nel Centrodestra, Forza Italia ha registrato una leggera crescita, subito però riassorbita». Dunque obiettivo fallito? «Non proprio, perché c’è l’altro piano di discussione, di cui parlavamo prima.

Berlusconi è riuscito ad allargare innanzitutto il suo consenso personale, quindi il proprio livello di fiducia, passando dal 17% al 22%. Un risultato che, calcolato in media mobile, è piuttosto significativo. Così come significativo è il fatto che questa percentuale è figlia di un aumento sia – più lieve – tra gli elettori di Centrodestra che – più marcato – tra quelli di M5S e Centrosinistra. Questi ultimi vengono percepiti come un blocco granitico, indisponibili a cambiare idea: invece, anche questo dato conferma che sono pronti a dare credito a chi dovesse avvicinarsi alle loro convinzioni».

Insomma, dati questi numeri possiamo dedurre che la strategia di Berlusconi sia quella di andare a occupare nuovi spazi. È corretta, detta così? «Sì, sostanzialmente è così», prosegue Gigliuto, in uscita in libreria tra pochi giorni con “L’Opinione degli italiani nel primo ventennio degli anni 2000”, edito da FrancoAngeli, un excursus sugli ultimi vent’anni scritto a quattro mani con Nicola Piepoli.

«Il Cavaliere – sostiene – ha capito che ci sono differenti tipologie di elettori di Centrodestra. Ci sono gli intransigenti, tendenzialmente salviniani. Gli intransigenti dialoganti, più vicini alla Meloni. Con gli accadimenti delle ultime settimane, Berlusconi ha posizionato Forza Italia in un vuoto che era senza padrone, quello formato dagli elettori di Centrodestra che ora non ritengono prioritario aggredire il governo. Qualcuno dice che vuole costruire una terza gamba, ma in realtà è che vuole crearsi una narrazione differente, autonoma rispetto agli altri. E in questo, il Cavaliere è lucido nel sapersi ritagliare un ruolo decisivo. Tutto – conclude Livio Gigliuto – è finalizzato a governare uno spazio politico-elettorale all’approssimarsi delle scadenze prossime: naturalmente l’elezione del Capo dello Stato, a cui egli vuole arrivare in veste di pontiere, ma prima le elezioni-Frecciarossa della prossima primavera».

Va senza dire: per Silvio, quindi, è un treno che forse non passerà più.

Domenico Bonaventura per il Riformista