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23/11/2020

Le mattine

Selvaggia Lucarelli e Chicco Giuliani intervistano David Lazzari, Presidente dell'Ordine Nazionale degli Psicologi, sullo stressometro a cura dell'Istituto Piepoli.

Ogni settimana, in collaborazione con l’Istituto Piepoli, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, realizza lo stressometro, una rilevazione sul livello di stress degli italiani.

In questo periodo, dice David Lazzari, Presidente dello CNOP, l’indice di stress e disagio psicologico è tornato al periodo di marzo, dopo essersi un po’ abbassato nel periodo estivo. Oggi siamo 10 punti sopra la media pre Covid.

Il 51% della popolazione ha un livello di stress fra il 70 ed il 100. Si tratta di una situazione che compromette la performance nella vita quotidiana e compromette la salute.

Le fonti di stress si dividono un po’ in modo generale. Per i più giovani, lo stress deriva molto dalle situazioni lavorative, mentre per la generazione sopra i 50 anni, lo stress deriva soprattutto dalle preoccupazioni per la salute.

Abbiamo approfondito la cosiddetta Generazione Z (nella fascia dai 13 ai 19 anni) e la Generazione Y (nella fascia dai 20 ai 26) e abbiamo notato che purtroppo c’è un diffuso pessimismo sul presente e sul futuro. I giovani e i giovanissimi sono fortemente preoccupati.

La socialità

Quello che stiamo vivendo ha un forte impatto sulla crescita e sulla socialità. Per questo motivo, continua il Presidente, l’Ordine Nazionale degli Psicologi ha chiesto al Governo di avere uno psicologo nelle scuole – grandi contenitori sociali -, che possa intercettare il disagio ed ascoltarlo, dando un aiuto e delle risposte. Perché i bambini, ma anche gli adolescenti, esprimono in maniera indiretta i loro problemi e lo fanno diversamente dall’adulto.

Purtroppo in una fase in cui sono delle persone in costruzione, questo tipo di situazioni rischiano di lasciare tracce profonde nel modo con cui si strutturano.

Esistono dati che ci indicano che lo stress ed il disagio vissuto nell’adulto, a distanza di anni, lasciano tracce importanti sulla salute; nei bambini e negli adolescenti questo è ancora più vero, le tracce sono ancora più profonde; però sappiamo che interventi che possano aiutare sono molto importanti, perché la loro flessibilità li porta ad incamerare gli influssi negativi, ma anche a rispondere bene ad eventuali sollecitazioni positive.

Come possiamo aiutarci a superare questo momento?

Con la dimensione dell’ascolto e del colloquio. I ritmi di vita ci hanno molto allontanato da questa dimensione, anche all’interno delle famiglie. Noi non siamo invulnerabili. Questo bagno di verità ci sta facendo ritrovare una maggior consapevolezza e solidarietà. Noi siamo vulnerabili, ce lo eravamo un po’ dimenticato, ma questa è la natura umana, la nostra realtà. Questo può aiutarci a ritrovare una dimensione del colloquio, a non vergognarsi di chiedere aiuto ad un esperto quando siamo in difficoltà.

Il 60% degli italiani ha un sentimento di vergogna, c’è uno stigma rispetto all’idea che vivere un disagio psicologico sia un elemento di debolezza, oppure sia il sintomo di una malattia mentale. Qui stiamo parlando di persone che hanno perso il benessere, che quindi rischiano di compromettere anche la loro salute. Non è una questione di debolezza, è una questione fisiologica, in una situazione come questa.

Se durante il lockdown staremo male psicologicamente, forse il modo per stare un po’ meglio, sarà dirlo, parlarne, condividerlo, chiedendo aiuto, sperando che le istituzioni si attrezzino, perché anche in campo psicologico non accada quello che è accaduto in sanità, non essendoci preparati.