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27/10/2020

Le elezioni americane viste dagli italiani

Cosa dicono gli italiani, a una settimana dalle presidenziali a stelle e strisce? Secondo il Tableau de Bord di Istituto Piepoli, i nostri compatrioti danno Donald Trump perdente (al 24%), con Joe Biden al 53%.

Quattro anni fa, gli italiani furono incredibilmente antiprofetici. Interpellati da Istituto Piepoli sulle elezioni americane, si espressero così: per il 73% del campione, avrebbe vinto Hillary Clinton. Uno scarno 14% per Donald Trump, mentre il “non so/non rispondo” si fermava al 13%.

Sappiamo che alla fine è andata in maniera opposta. E quest’anno? Cosa dicono gli italiani, a una settimana dalle presidenziali a stelle e strisce? Sempre secondo Istituto Piepoli e il suo Tableau de Bord, i nostri compatrioti danno di nuovo Trump perdente, anche se con uno scarto inferiore. Alla domanda “Secondo lei chi vincerà le elezioni”, il Presidente uscente si ferma al 24%. Lo sfidante democratico, Joe Biden, tocca il 53%, mentre si alza la percentuale dei senza opinione (23%).

Come leggere questi dati, anche alla luce del risultato del 2016? “Il sondaggio pre-elettorale prende in considerazione diverse variabili, e tra queste le intenzioni di voto”, spiega Livio Gigliuto, Vice Presidente e Responsabile Marketing di Istituto Piepoli. “Se la prima domanda è ‘che sindaco vorresti?’, la seconda è di tono differente: ‘chi vincerà?’. Si tratta di uno strumento previsionale molto potente, profetico. Funziona e aiuta a inquadrare meglio il contesto di riferimento”. Le cose, però, possono cambiare se gli intervistati non conoscono bene proprio il contesto. “Esattamente. È diverso quando la domanda è posta su una campagna elettorale che non vivono”. Era così quattro anni fa, lo è a maggior ragione oggi che alla distanza fisica si aggiunge un sovvertimento delle priorità.

“Rispetto a quattro anni fa – prosegue Gigliuto – è cambiato lo sfidante: allora era Hillary Clinton, oggi è Joe Biden. Un cambio che si evince anche dall’aumento della percentuale dei senza opinione. Hillary aveva qualche caratteristica intrinseca che le conferiva maggior credito: era donna, innanzitutto, era molto più mediatica di Biden ed era considerata fortissima. Il contraltare attuale a Trump è invece più debole e molto meno mediatico. Non è totalmente da escludere un replay della situazione del 2016”.

Secondo alcuni studiosi americani, Biden sarebbe così avanti nei sondaggi (+17%) perché molti repubblicani, che si sentono in minoranza rispetto alle tesi sostenute dai media, non rispondono ai sondaggi o addirittura mentono nella risposta. La famosa teoria della spirale del silenzio. “Quello della maggioranza silenziosa – replica Gigliuto, che è anche direttore dell’Osservatorio sulla Comunicazione digitale, nato da una partnership tra PA Social e Istituto Piepoli – è un tema da sempre dibattuto. Va specificato che gli Istituti non si limitano a raccogliere mere risposte, ma applicano degli algoritmi per eliminare i cosiddetti ‘rumori di fondo’, cioè variabili che potrebbero incidere sulla veridicità dei dati. Tuttavia, è veramente difficile che la quota di errore possa essere del 40% o del 50%: piuttosto, può essere una quota marginale. Anche perché, oltretutto, il medesimo processo potrebbe attivarsi anche negli intervistati di fede democratica”.

Un elemento, però, sembra chiaro: fornire un dato assoluto sulle intenzioni di voto negli Usa è fuorviante, considerato il sistema elettorale americano. “Giustissimo. È un indicatore interessante, ma di certo non è esente da errori. Il sistema elettorale prevede che per ogni Stato si giochi una partita a sé. Tante sfide singole che possono essere soggette a una molteplicità di variabili. Non è un caso che, ad oggi, vi siano molti cosiddetti swing States, cioè Stati in bilico, dove i risultati potrebbero sovvertire le previsioni”. Oltretutto, con Trump in campo, questo è sempre possibile. “Già. Sa fare campagna elettorale – conclude Gigliuto – ed è in grado di spostare opinioni, attraverso l’utilizzo di radicalità e mediaticità”.

Insomma, seppur sia tutt’altro che certo, è ipotizzabile che anche stavolta gli italiani ci prenderanno la prossima volta.

Domenico Bonaventura per il Riformista