La fiducia nei ministri: la top 5

In cima alla classifica troviamo Dario Franceschini (Partito Democratico) attuale ministro dei Beni e delle attività culturali e del Turismo, con un livello di fiducia pari al 41%, seguito dal ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri, sempre del Pd, con fiducia al 34%.

A metà della graduatoria vi è invece una tecnica, ossia la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, che guadagna il 32% della fiducia degli italiani. Al quarto posto troviamo invece il ministro della Salute Roberto Speranza (LeU) con il 30%.

A chiudere la lista dei cinque ministri c’è l’ex aequo al 30% di due ministri provenienti dal Movimento 5 Stelle: il ministro per l’Ambiente Sergio Costa e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

Per comprendere meglio quali sono i fattori che risultano essere più virtuosi, e di conseguenza portano a far percepire maggiore affidabilità agli italiani in questi sei specifici casi, abbiamo parlato con Livio Gigliuto, Vice-Presidente dell’Istituto Piepoli e direttore dell’Osservatorio Nazionale sulla Comunicazione Digitale.

OPEN | Dati Istituto Piepoli / La fiducia nei ministri

Partiamo dal basso. Il ministro Bonafede, malgrado il continuo calo nei sondaggi (e nei voti dell’ultima tornata elettorale) del M5s, malgrado il caos creatosi sul tema della prescrizione, risulta essere tra i ministri nei quali gli italiani ripongono più fiducia. Nel suo caso quali sono le caratteristiche che lo fanno percepire affidabile?

«Anzitutto Bonafede è un personaggio politico pubblico, non è un ministro che si vede solo perché deve parlare di un tema specifico tecnico. Non fa parte di quella schiera di “ministri grigi” che non si vedono mai al di fuori del loro ruolo all’Interno dell’esecutivo. Inoltre, il suo livello di riconoscibilità è più elevato rispetto a quello di altri ministri che fan parte del Conte bis».

«In più, sulla prescrizione l’opinione pubblica è abbastanza agnostica su questo tema, perché lo percepisce come un tema tecnico. Che poi nella maggioranza e nell’opposizione esistano differenti posizioni sul tema è indubbio, ma queste non si riflettono sul ministro in sé».

C’è però un ex aequo tra Bonfade e il ministro dell’Ambiente Costa che, al contrario, è un ministro meno impresso nell’immaginario collettivo. Come si spiega la sua posizione in questo caso?

«Costa è sempre stato tra i ministri in cui gli italiani hanno riposto più fiducia. Anzitutto si occupa di un tema, ossia quello ambientale e che include quello del cambiamento climatico, che in questo momento l’opinione pubblica ritiene importante. In secondo luogo Costa, secondo una logica uguale e contraria a quella di Bonafede, non viene percepito come un personaggio politico pubblico puro: non viene considerato come un protagonista della tensione politica».

«Il giudizio positivo nei suoi confronti è legato al fatto che questo “personaggio” non eccessivamente visibile si occupa però di questioni che interessano a molti in modo pragmatico. Nel caso di Costa si può parlare anche di “effetto ministero”: il singolo ministro trae anche beneficio, in termini di credibilità e fiducia, in base al ministero che occupa».

L’ “effetto ministero” è applicabile anche a Roberto Speranza? 

«In parte sì, quello della Salute è certamente un ministero importante e che è più tangibile nel quotidiano dell’opinione pubblica. A ciò si aggiunge il fatto che otto italiani su dieci risultano essere molto soddisfatti dal modo di gestire il caso coronavirus».

La fiducia riposta nella ministra Lamorgese, invece, trattandosi di una tecnica, potrebbe esser legata anche alla coerenza di incarico rispetto al ruolo ricoperto prima di essere nominata ministra dell’Interno?

«Sulla ministra Lamorgese incidono una serie di fattori, come il fatto che viviamo in un Paese che viene percepito come sicuro. A ciò si aggiunge il fatto che probabilmente Lamorgese in questo momento rappresenta la figura giusta, per questa fase, nella posizione che occupa».

«E poi non è molto visibile. L’opinione pubblica tende a premiare figure che sanno mantenere un profilo istituzionale, così come il ministro Guerini che non è presente in top 5 e non è un tecnico, ma comunque ha una buona percentuale di fiducia nel suo ruolo di ministro. Sono due figure che si pongono come “sobri servitori dello Stato” e questo aspetto rassicura l’opinione pubblica».

Il ministro dell’Economia Gualtieri fa un balzo più consistente rispetto agli altri. Anche nel suo caso risulta essere una figura sobria a livello istituzionale e che potrebbe funzionare anche in vista delle prossime elezioni suppletive del collegio di Roma 1 della Camera. È così?

«Gualtieri è un personaggio politico emergente molto sobrio su cui influiscono prevalentemente due fattori. Da un lato il già citato “fattore ministero” che ha un effetto sul ministro: negli ultimi anni i ministri dell’economia tendono a essere le figure verso cui l’opinione pubblica ripone maggiore fiducia, anche perché su di loro si poggia un po’ la speranza di un miglioramento della condizione economica, e al contempo hanno avuto buone performance complessive».

«Dall’altro lato troviamo la gestione di Gualtieri della propria immagine pubblica che si traduce in moderatezza, e al contempo la percezione da parte dell’opinione pubblica, di una spiccata competenza percepita: insomma, è un profilo allineato all’incarico che gli è stato conferito e ciò ne accresce la fiducia percepita».

Per una questione di coerenza lo stesso vale dunque anche per Franceschini, che già aveva ricoperto l’incarico di ministro dei Beni e delle attività culturali e del Turismo?

«Sì, ed è da un po’ che Franceschini risulta stabilmente primo nella nostra graduatoria dei ministri verso cui viene posta maggiore fiducia. Il tutto avviene anche con una certa distanza percentuale di spessore rispetto agli altri ministri. Anche lui è un ministro che negli ultimi mesi non è stato molto in vista, ma ha da sempre una visibilità e riconoscibilità politica ben più spiccata rispetto agli altri protagonisti citati, simile a quella di Bonafede».

«Franceschini ha inoltre l’immagine dello specialista, ossia del profilo adatto a fare il ministro dei Beni culturali e del Turismo perché l’ha già fatto. Di conseguenza l’opinione pubblica si abitua a quella figura e ripone maggiore fiducia in chi ha già ricoperto in passato il medesimo incarico nello stesso ministero».

«La fiducia, in sintesi, è un indicatore che porta in sé una serie di componenti: la competenza, la notorietà e certamente l’adeguatezza della persona rispetto all’incarico».

«Le variazioni nei singoli casi possono avvenire per questioni specifiche gestite in modo positivo secondo l’opinione pubblica (come nel caso di Speranza con il coronavirus), in altri casi può esser legato alla personalità (come nel caso di Bonafede o Franceschini), in altri ancora la coerenza tra ruoli ricoperti in precedenza e ruoli da ricoprire a livello di alta rappresentanza istituzionale».